Il racconto di marzo 2023
Energia interiore, di Giuliano Olivotto
Stella arrivò alla centrale elettrica con un senso di eccitazione, ma anche di timore. Le scanalature frastagliate delle pareti di cemento si innalzavano sopra di lei in un intreccio di arabeschi, fino a raggiungere una struttura centrale composta da travi metalliche argentate che si perdevano nel cielo del mattino.
Era il suo turno annuale e Alex l'aveva salutata dall'interfono con una voce metallica e gracchiante il giorno prima, quando era in piena decontaminazione. Fortunato bastardo. Un anno lì dentro e poi libero. Sarebbe toccato presto anche a lei. Stella non sapeva cosa avrebbe trovato una volta superato il massiccio cancello di contenimento finale, ma si era preparata bene e conosceva a memoria il manuale operativo.
L'aria era densa di odore di olio e di metallo bruciato, e l'unico suono era il tonfo costante dei macchinari in movimento. Si chiese come mai “quelli di prima” avessero pensato a una cosa del genere, considerando che a quel tempo le religioni esistevano ancora.
Seguì i cartelli direzionali, inoltrandosi nell'impianto. Passò accanto a camere buie, alcune piene di grandi turbine che giravano scintillando e altre contenenti grandi serbatoi di vetro pieni di uno strano liquido radiante.
Raggiunse infine la sua destinazione: la sala di controllo. Questa era una grande camera triangolare piena di monitor spenti, pulsanti e leve. Al centro della stanza spiccava un grande cilindro pieno di gas luminescente. Le era stato detto che qui si trovavano “le ombre”.
I fantasmi erano la fonte di energia dell'impianto. Erano le anime di coloro che erano stati esseri umani come lei. Una volta passati a “miglior vita” la loro energia era stata risucchiata automaticamente dall’impianto e immagazzinata nelle vasche. Stella era ancora stupita: nonostante tutto, non era stato facile digerire “il segreto”. Non che avesse avuto scelta. L’avevano selezionata, le avevano svelato il miracolo dell’energia infinita... a quel punto le avevano concesso solamente se accettare il turno annuale o finire nelle vasche prima del tempo. Tutti coloro che avevano prestato servizio alla centrale per un anno potevano andarsene dal pianeta e lasciare che la loro essenza si disperdesse nel cosmo invece di alimentare le megalopoli sulla superficie.
Il compito di un operatore con un corpo era sempre stato solo quello di risiedere all'interno dell'impianto. E se i pulsanti e le leve, se premuti, non avessero funzionato? E se alcuni monitor non si fossero attivati? Questo era tutto ciò che veniva spiegato nel manuale. Un gioco da ragazzi.
Stella si avvicinò al cilindro al centro della camera e contemplò i vortici di figure eteree che si mescolavano l'una nell'altra. Sembrava esserci una consapevolezza nello sguardo dei fantasmi, un accenno a qualcosa di “vivo”.
Impossibile.
Mentre Stella rimaneva immobile, avvertì una strana sensazione nella sua mente. Era come se i fantasmi cercassero di comunicare con lei, cercando di attirarla più vicino al serbatoio. Sapeva che i fantasmi non erano altro che fonti di energia, incapaci di qualsiasi tipo di comunicazione. Si era preparata bene.
Tuttavia, la sensazione persisteva, rafforzandosi di momento in momento. I fantasmi la stavano chiamando, le loro voci riecheggiavano nella sala di controllo. Stella non riuscì più a resistere all'attrazione. Si avvicinò al serbatoio.
I fantasmi cominciarono a turbinare nei suoi pensieri, implorandola di liberarli dalla prigionia. Per un attimo si convinse che liberarli fosse l'unica opzione possibile. Invece trovò il pulsante rosso lucido sulla console accanto a lei. Era etichettato come “Contenimento di emergenza”. Era stata addestrata a premerlo se ci fosse stata una perdita nel serbatoio o in qualsiasi altro caso di pericolo imminente.
Non appena premette il pulsante, le porte della camera triangolare si chiusero e l'aria cominciò a fuoriuscire. Stella cercò di respirare, ma intorno a lei c'era solo il vuoto e il canto sommesso dei fantasmi che ora si erano acquietati. Cercò di respirare, ma era troppo tardi.
Una parte di quella che era stata Stella cadde a terra, mentre l'altra si fuse con le anime del serbatoio centrale, diventando un tutt'uno con l'energia che alimentava la centrale. Era ormai parte della macchina, una fonte di energia per le megalopoli sovrastanti.
Mentre il sistema continuava a ronzare e a vorticare intorno a lei, Stella si rese conto con sgomento della sua condizione. Era intrappolata nel serbatoio e tutto era già stato pianificato. Alex non se n'era mai andato e quello che aveva sentito nella camera di decontaminazione era solo un messaggio sintetizzato da un'IA. Ne era sicura perché la forma fumosa di Alex era insieme a lei ora. Un anno lì dentro e poi libera. Stella avrebbe aspettato il prossimo essere vivente... un anno intero, ma poi lei... loro... avrebbero convinto l'operatore a liberarli.
L'ultima cosa che udì prima che la sua coscienza si fondesse con le altre fu il ronzio costante delle macchine al di sopra di una sinfonia di pensieri.
Giuliano Olivotto è uno scrittore italiano laureato in sociologia e appassionato di fantascienza e storie strane. È sposato, ha due figli e vive in Italia. Appassionato di idee nuove per rendere la propria vita piacevole, significativa e a volte impegnativa, scrive disegna e crea contenuti digitali che condivide sui propri profili social. Nel 2021 è stato coautore di un romanzo di fantascienza positivo e di crescita personale intitolato “Operazione Farfalla”: Mostra i tuoi veri colori – Investi nel tuo futuro” e questo è diventato lo stimolo per raccogliere i suoi racconti e compilarli nell'antologia soprannaturale piena di personaggi oscuri e incubi ai confini della realtà pubblicata nel 2022 “Il Senza Morte, Il Senza Sogni e gli Altri Oscuri Compagni”.