FANTASTICO!

La newsletter dello Scartafaccio,
ogni mese un racconto.

Benvenute creature all’appuntamento con il racconto del mese dello Scartafaccio.

Prima di tutto voglio scusarmi. Questo mese non ho scritto la consueta newsletter. Ci ho rimuginato sopra per giorni interni, ma quando alla fine ho realizzato che non avevo nulla di intelligente da dire, ho deciso che avrei lasciato perdere quel numero. Troverete in coda a questo racconto un paio di fonti interessanti per approfondire la vostra conoscenza sui draghi.

Ma passiamo al racconto. Questo mese mi sono stati inviati ben dieci racconti. È già da un po’ che ho capito che i temi fantasy “tirano” di più e questo non ha fatto eccezione. Inoltre è stata alta, ben quattro racconti, anche la partecipazione femminile.

Gli approcci al tema sono stati molto diversi tra loro. Vi sono stati racconti classici con gli stereotipi ribaltati, avventure urban fantasy, guerre un po’ steampunk. Sono state letture molto interessanti e anche il livello di scrittura è stato bello alto, considerato quanto sia piccolo questo contest.

Ma passiamo al racconto vincitore:

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Benvenute creature.

Avvicinatevi. Qui, accanto al fuoco. Voglio raccontarvi una storia.

Questo mese abbiamo parlato di scienziat* pazz* ed è arrivato il momento di incoronare il racconto del mese.

Quindi sedetevi comodi e venite a sentire la storia di…


Schwarzthorn, di Alessandro Montoro

Un boato, la luce, e poi il buio.

La scarica elettrica termina. Il parafulmine è bruciato, ma sono certo di aver raggiunto il mio scopo.

“Coraggio. Vivi, figlia mia!” Fisso l’ammasso di piccole membra, in attesa.

L’odore dell’alcool è inebriante. La puzza di bruciato un po’ meno.

Nel silenzio frastornante del mio laboratorio isolato tra le montagne svizzere, attendo. I miei sacrifici saranno serviti a qualcosa? La domanda mi consuma nel profondo.

Sono il dottor Vittorio Schwarzthorn, e ho dedicato la mia vita a sfidare le barriere della scienza, a cercare risposte nei misteri più insondabili della vita.

Come fece il grande dottor Frankenstein prima di me!

Fa freddo. Le fornaci sono spente perché i miei servi sono a letto. Non posso chiedere loro di non dormire più, me ne rendo conto.

Vedo una contrazione sul corpicino. Una mano ha mosso un dito? Non ne sono certo. O forse sì… non me lo sono sognato, è successo davvero!

Grazie, eredità di Zeus. I fulmini sono i miei alleati, e la solitudine è la mia musa.

Si muove, ruota il capo e gli occhi. Piango di gioia.

Rebecca, un essere dalle fattezze umane, ma la cui esistenza è alimentata dalle forze stesse della filosofia naturale.

Ho assemblato il suo corpo come un pupazzo, cercando di catturare l’essenza della vita nei suoi occhi di vetro e nella sua pelle color porcellana. Piccole parti, colte come erbe da bare bianche. Frutti caduti troppo prematuramente che io ho deciso di riutilizzare.

Il cimitero del vicino villaggio mi sarà grato…

Rebecca apre gli occhi, uno celeste, l’altro verde. Si agita.

“Sei viva. Sei viva!” Continuo a gridare. Tiro gli occhiali protettivi a terra, sfilo i guanti e inizio a saltellare intorno al tavolo operatorio. Un tuono echeggia fuori, ma non mi interessa.

I primi sussulti di coscienza attraversano la piccola assemblata. Mi trovo di fronte a un’opera che sfugge alla mia comprensione.

“Sono libera” mormora. La piccola si volta e mi fissa negli occhi. “Slegami.” Articola le parole malamente.

“Sì, piccola mia. Sei libera, ora.”

La aiuto a scendere. Copro la forma nuda dell’infante ricucito con un abito fatto su misura per lei. Rosso e celeste, grazioso e pulito. Una bambina di otto anni tornata dal regno dei morti. E non crescerà mai.

“Sei il mio papà?”

Le sistemo i capelli con un nastro. “Sono il tuo creatore, quindi sì. Diciamo una specie di papà.”

Da quel giorno divenne parte della mia vita.

 ***

Sono passati dieci giorni dal grande esperimento di resurrezione. Rebecca mi segue ovunque, di giorno durante i miei studi, di sera nelle grandi sale del castello, di notte nelle camere buie.

Nelle notti tempestose, però, la piccola si allontana. Erra tra i corridoi bui, sperimentando il mondo con occhi curiosi.

In quelle giornate la consapevolezza della mia creazione artificiale mi assale, e inizio a dubitare delle mie motivazioni. La vita che ho donato è davvero una benedizione o una maledizione?

Dio, se esiste, è d’accordo con quanto fatto?

Mentre la relazione genitoriale tra me e Rebecca si complica, un’ombra oscura emerge dai recessi del mio passato.

Un giorno mi ritrovo in biblioteca. Sfilo di fronte a uno scaffale impolverato e lo vedo: il libro da cui tutto è iniziato.

Siedo e rileggo i diari di Frankenstein. Che i mostri siano ancora là fuori?

Mi accorgo che la piccola mi fissa dal fondo della sala.

Rebecca è il mio esperimento, è il riflesso di una tragedia sepolta.

Quella sera qualcuno bussa alle porte del castello. I servi non ci sono. Siamo soli, io e la piccola resuscitata, nell’atrio pieno di dipinti e armature.

Vado ad aprire e per poco non muoio d’infarto. Mostri dalle sembianze umane!

“Chi siete?” domando, cercando di socchiudere l’anta. Invano. Una mano ricucita la blocca.

Non ho armi, sono indifeso. Ho solo il terrore con me.

“Siamo famiglia bambina.”

“Cosa?” Sono incredulo. “Io sono la sua famiglia. Sono il suo papà!”

“No. Noi come lei.”

Mi volto. “Rebecca?” Guardo l’infante dalle membra come arlecchino. “Tu sei nata qui. Sono io la tua famiglia.”

I mostri rispondono per lei. “No. Tu creatore. Noi famiglia.”

Realizzo cosa sono quegli esseri. Sono abomini simili ad Rebecca, frutto degli esperimenti di altri scienziati.

Realizzo che non sono solo nel mio desiderio di creare vita artificiale. Altri avranno letto i diari di Frankenstein, comprendendone i misteri.

Il mio segreto è stato riscoperto da altri e ora i mostri di tutti vogliono la libertà.

La bambina mi fissa con grandi occhi.

Comprendo.

“Se vuoi, puoi andare” dico all’infante.

Una mano ricucita si allunga. Prende quella della piccola, e la trascina fuori dalla porta. I mostri mi fissano, ma non con sguardo ostile.

Mi sembrano… grati.

“Addio, papà.” dice Rebecca con un soffio di voce. Sorride. “E grazie.”


Alessandro Montoro vive a Roma ed è un prolifico autore di fantascienza. Vince il premio Mondadori Urania Short nel 2022 con il racconto “La Causa Fantasma”. Pubblica nel 2023 il suo primo romanzo, “Gli Abissi dei Porci” e appare nella raccolta Mondadori Urania Millemondi 2023 con il racconto “La Musa Inquietante”. Potete leggere il suo secondo romanzo, “Planeto”, su Wattpad.

Benvenute creature nell’edizione di febbraio della newsletter dello Scartafaccio.

Il tema del mese è scienziat* pazz* e vi ricordo che avete tempo fino al 25 febbraio per partecipare al contest di scrittura. Le regole sono sempre le solite: 5'000 battute, genere fantastico (fantasy, fantascienza, horror, weird e tutto quello che ci sta in mezzo) da inviare a scartafacciamolo@gmail.com. Il racconto che mi colpirà maggiormente sarà pubblicato sulle pagine del profilo e inviato agli iscritti della newsletter. Tutti i partecipanti avranno comunque da parte mia un’opinione ™ sul loro racconto. Dai che ci divertiamo.

Ma passiamo alla ciccia.

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Benvenute creature per il consueto appuntamento del racconto del mese.

Prima di tutto un annuncio tecnico: da questo mese i racconti del mese potete trovarli anche sul mio blog.

Gennaio ha visto arrivare nella mia casella email ben 6 racconti da parte di cinque autory diversy, di cui uno che non aveva mai partecipato al contest.

Il racconto vincitore mi ha convinto prima di tutto perché è una gran bella storia, in secondo luogo perché ho visto l’impegno dell’autrice e il miglioramento nella sua scrittura. Quindi ora vi invito nella soffitta di…


Ildegarda sotto il letto, di Chiara Nizzi

In soffitta c’era un vecchio letto senza molle.

Sotto il letto, c’era un’antica strega senza lingua.

Strisciava lì sotto, mordendo le gambe di legno a zampa di leone. I bambini avevano visto i segni dei denti, articolati e contorti come antiche scritture maledette.

Era così che avevano scoperto l’inquilina abusiva.

«Saranno stati i topi, scemi!» li rimbeccava Samantha che aveva sedici anni.

Ma Tommaso, Francesca e il piccolo Filippo sapevano bene che le persone della sua età meritano ben poco credito quando si tratta di queste faccende. Ci tengono troppo alla considerazione altrui per vedere le cose come stanno.

La mamma, che non si capiva bene cosa pensasse, era comunque di questo avviso:

«Non andate mai in soffitta da soli! Magari la strega non c’è, ma non voglio che vi accada nulla di male.»

I bambini andavano in soffitta ogni volta che potevano, senza fare rumore o accendere la luce.

Tommaso si accucciava sul letto con una macchina fotografica usa e getta e una torcia, sperando di beccare la strega mentre rosicchiava una gamba del letto.

Francesca rimaneva vicino all’uscio e sussurrava storie alla strega, senza mai guardare in direzione del letto.

Il piccolo Filippo, gattonando di buona lena, si recava in soffitta solo quando trovava la porta aperta per sbaglio. Spiava nello spiraglio e scrutava nel buio con i suoi occhi tondi, acuti come quelli dei gatti. Essendo stato l’ultimo ad abbandonare il ventre materno trovava accoglienti i posti oscuri, umidi e caldi.

Tutti e tre, comunque, tenevano sempre la porta aperta.

«Una strega in soffitta? – diceva quell’amico irritante di papà, quando veniva a cena – Ah, ma sicuro! Quella strega… non andate su a sporcarvi troppo spesso, ragazzi, o la megera vi strapperà la lingua per infilarla al posto della sua!»

E faceva l’occhiolino verso i loro genitori come se si trattasse di uno scherzo spassosissimo.

Francesca, per la verità, sarebbe stata curiosa di assistere al procedimento. Aveva persino pensato di sacrificare uno dei suoi fratellini. Magari Filippo, che tanto non sapeva ancora parlare. Oppure proprio l’irritante amico di papà. Ma non c’era mai stata una buona occasione.

Fino alla sera della tempesta di neve.

Samantha era a un pigiama party e mamma in viaggio di lavoro quando il contatore saltò.

Appena papà era arrivato con una torcia in mano, dicendo: «Vado a controllare il contatore, ci metterò un po’…», i bambini avevano capito che era giunto il momento.

Avevano aspettato che il papà sparisse, poi tutti e tre, insieme per la prima volta, avevano salito le scale della soffitta tenendosi per mano. La porta era aperta. Un lucore di luna piena proveniente dall’interno ne bagnava la soglia.

Entrando, videro che proveniva da quello che di solito era l’angolo più buio, più sporco e dove il tetto era più spiovente: là li attendeva il letto senza molle, coperto soltanto da un lenzuolo grigiastro e tarmato che riluceva come il mantello di un fantasma.

Francesca si avvicinò e bussò rispettosamente sul materasso, inspirando l’aria rancida intorno a loro. L’unico rumore udibile rimase quello dei loro respiri intrecciati nel buio, fino a quando la porta si chiuse con uno schianto e una mano invisibile girò la chiave. Per lo meno, Francesca avrebbe giurato di averla sentita raschiare nella toppa.

Rimasero immobili nell’oscurità rischiarata a malapena da quel lucore lunare.

Un cigolio e un fruscio li avvisarono che la strega stava strisciando agilmente sul letto.

Due occhi ciechi si spalancarono nell’oscurità.

Ildegarda era seduta sul suo trono tarmato e loro, come sudditi obbedienti, si accucciarono per terra al suo cospetto.

«Ciao!» disse Francesca per rompere il ghiaccio.

«In tanti ci hanno detto che non esisti…» continuò Tommaso.

Filippo strillò tutto contento.

«Già, possiamo vedere cosa c’è sotto il tuo letto?»

Per un istante, pensarono che solo un silenzio regale avrebbe accolto quelle richieste.

Di colpo, la bocca della strega si spalancò, nera e vuota come l’imboccatura di un pozzo o i cancelli di un castello. Enorme.

Sempre più enorme.

Ancora di più.

Infine i bambini udirono chiaramente una voce sibilare nelle loro teste:

«Avanti! Entrate, se vi aggrada, perché io sono l’ingresso. Attraverso di me passa la via per un altro mondo…»


Chiara ha studiato lingue e editoria all'università con l'idea di leggere quanti più libri possibile in lingua originale. Lavora in una casa editrice e occupa il suo tempo libero con viaggi e avventure (sia reali che fantastici, inventati da altri o da lei stessa).

Benvenute creature in questa prima confusionaria newsletter dell’anno.

Il mio 2024 è cominciato con un sacco di confusione e insoddisfazione. Devo essere onesta: seminare contenuti ai quattro angoli del web mi manda ai matti. Instagram, newsletter, blog, Kofi. Per il mio cervellino volubile tutto questo è insostenibile.

Verranno intrapresi correttivi. Probabilmente nascerà un vero sito, con un vero servizio newsletter (avete sentito che Substack ha un problemino di nazisti?) e con la possibilità di ampliare, modificare, ottimizzare i contenuti come e quanto voglio. Ma ne riparleremo verso metà anno.

Il tema del mese di gennaio per il contest di scrittura di Scartafaccio è “Streghe” e vi ricordo che avete tempo fino al 25 gennaio per inviarmi le vostre storie di massimo 5'000 battute all’indirizzo scartafacciamolo@gmail.com

Per il resto, essendo io incostante ed essendo gennaio un mese oggettivamente di merda, faccio saltare le consuete rubrichine in cui vi consiglio letture, ascolti e visioni. Poi si vedrà se tornano. Speriamo.

Ma!

Sul blog sono stata stranamente produttiva e ho pubblicato non una, ma ben due recensioni. Una dedicata al mio sempiterno amore Terry Pratchett e il suo Streghe all’Opera, l’altra che parla dell’ultima fatica di quei pazzi squinternati di Agenzia Z.

Tra l’altro, la mia insoddisfazione mi ha portato a rimestare nella grafica del blog, ora mi piace molto di più. Potete iscrivervi tramite feed RSS, lo sapete vero?

Lentamente sto anche migrando nel blog i racconti vincitori dei vari contest, di modo da dargli una casa un pelo più seria. Write.as – lo strumento che uso per inviarvi questa mia – è un progetto fantastico, ma il suo essere una one-man-band è limitante. L’intero baraccone è gestito da un tizio che fa tutto (anche l’assistenza) e l’altro mese gli è morto il cane, quindi merita tutta la mia comprensione, ma credo che presto partirò per altri lidi.

Con il 2024 è iniziato anche il mio boicottaggio di GoodReads. Siamo onesti: fa cagare. Amazon l’ha comprato e non ha più mosso un dito. L’interfaccia è uno schifo e la parte social è zoppicante a dir poco. Quindi da gennaio trovate tutti i miei aggiornamenti di lettura su Lore, un nuovo social dedicato alla lettura affiliato al Fediverso (giuro che un giorno ne parlo meglio di questo Fediverso). Mi farebbe un sacco piacere vedervi anche lì. Dai che più siamo, più ci divertiamo.

E con questo è tutto.

Vi ricordo che se volete pagarmi un caffè, una pizzetta, o l’hosting del sito che verrà potete farmi una donazione tramite PayPal.

Un caro saluto.

Stella dello Scartafaccio.

Carissime creature,

benvenute nella newsletter di dicembre che è un frutto della frustrazione e della stanchezza. Il calendario dell’avvento è finito, abbiamo messo alla porta i festeggiamenti natalizi ed è ora di fare i conti.

L’intenzione primigenia di questa edizione doveva essere fare una ricapitolazione del primo anno «pieno» di Scartafaccio, dove avrei snocciolato cifre, impressioni, entusiasmi.

Ma sono arrivata alla fine dell’anno completamente esausta.

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Salve creature e benvenute al racconto del mese. Prima di passare alla parte gustosa, voglio ricordarvi che dal 1. dicembre riparte il favoloso calendario dell’avvento weird dello Scartafaccio. 24 racconti da tutti gli angoli del fantastico. Ci sono ancora posti disponibili, quindi se avete 1’000 battute che vi avanzano, mandatemele direttamente per DM su Instagram.

Ma ora spazio al racconto del mese.


La danza selvaggia, di Sara Lepore

Esseri celati dietro a maschere mostruose risalgono la via maestra, tra risate, schiamazzi e il tintinnio inquietante dei campanacci. Vengo travolto da quella folla di lupi, orsi, caproni e creature dalle fattezze spaventose. Anche io ho una maschera, ma non ricordo di averla indossata. So solo che il respiro caldo mi rimbalza sulle guance e si lascia dietro uno strato umidiccio.

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Benvenute creature nella mirabolante newsletter mensile dedicata a tutto quanto è Fantastico.

Per chi fosse appena arrivato: Scartafaccio si occupa di letteratura fantastica, quindi Fantasy, Fantascienza, Horror, Weird e qualsiasi cosa ci sia tra questi generi. Ogni mese viene deciso un tema dal quale dipartono un contest di scrittura, dei post dedicati e una newsletter (questa qui).

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Salve creature e benvenuti al racconto del mese.

Essendo io una persona poco coerente ogni tanto chiacchiero prima di farvi leggere la storia vincente, ogni tanto no. Fatemi sapere se preferite la versione chiacchierata o quella che va direttamente al sodo.

Ma passiamo al racconto.


Pigiama Party, di Alessandro Valgiusti

È il giorno dei morti e ci siamo vestite di rosa. Abbiamo portato gli smalti alla vaniglia e il profumo allo zucchero filato – una boccetta per tutte e cinque può bastare. Non abbiamo il rossetto, ci accontentiamo del burro di cacao alla ciliegia, ma gli ombretti e il resto dei trucchi sono già ad aspettarci sul comodino di Bea.

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Buonasera creature e benvenute.

Ottobre è il mese del foliage, delle castagne, delle foglie che scricchiolano sotto le scarpe e dei fantasmi. È da qualche anno che, complici i social, attendiamo con ansia la fine del mese, con gran maratone di film e addobbi a tema.

Il tema del mese è infatti (banalmente) Halloween. A tal proposito vi ricordo che avete ancora un po’ di tempo per provare a vincere il mio contest mensile. Se mi mandate 5’000 battute spazi compresi a tema Halloween entro il 25 ottobre potreste finire in questa newsletter. Ehi! È un’occasione da non farsi scappare. Scrivetemi a scartafacciamolo@gmail.com e avrete, comunque vada, una sincera opinione sul vostro testo.

Ma torniamo a noi.

Continua...

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