FANTASTICO!

La newsletter dello Scartafaccio,
ogni mese un racconto.

Benvenut* nella newsletter di maggio dello Scartafaccio. Il tema del mese è “Cattive madri” e come forse avrete già capito, è un tema che mi sta particolarmente a cuore.

Forse perché sono madre io stessa, o forse perché la rappresentazione della madre nella letteratura fantastica non trova molto spazio, a parte le madri mostruose dell’horror e del thriller. A tal proposito vi ricordo che avete tempo fino al 25 maggio per mandarmi 5’000 battute (spazi inclusi) a tema “Cattive madri”. Sotto con quelle penne, quindi.

Ma parliamo del coniugare l’essere madre con la passione della scrittura. Credo non sia azzardato dire che quello della maternità è uno dei punti chiave che hanno portato le donne a essere meno prominenti nella storia della letteratura mondiale. Occuparsi di una famiglia e in particolare dei figli, che nei primi anni abbisognano di attenzioni costanti, toglie tempo ed energia a chi vuole scrivere. Soprattutto in passato, quando la parità dei diritti era ancora un lontano miraggio anche nei paesi sviluppati, le donne non erano incentivate a inseguire la passione per la scrittura (sto usando un eufemismo, il discorso è molto più profondo e triste di così).

Ma facciamo qualche esempio di autrice con famiglia: c'è Shirley Jackson, che giostrava una casa, quattro figli, una carriera letteraria e un marito fedifrago che non sapeva nemmeno dov’era la cucina. Poi Doris Lessing, premio Nobel, che ha lasciato i figli del suo primo matrimonio (fallito) in Rhodesia, insieme al padre, attirandosi le antipatie di quasi chiunque.  Abbiamo Ursula K. Le Guin, che invece nella vita familiare aveva trovato un suo preciso equilibrio, pur ammettendo che la cura dei suoi tre figli piccoli le toglieva molta energia creativa.

C'è un libro molto interessante, “The Baby on the Fire Escape”, della biografa Julie Phillips (purtroppo inedito in Italia), dove attraverso le biografie di diverse artiste e scrittrici si analizza il tema della maternità nelle carriere artistiche. Chissà che qualche nostrano editore coraggioso non se ne interessi.

Tutto questo per dire che le biografie delle autrici e degli autori sono sempre importanti per capire meglio la loro produzione letteraria.

Ma veniamo ora alle rubrichine.


Da ascoltare

Psycho, di Robert Bloch – audiolibro in italiano. Il libro che ha ispirato la storica pellicola di Hitchcock. Ho scoperto che su Youtube ci sono infiniti audiolibri gratis da poter ascoltare. Scartafaccio per la cultura, ha!

Da leggere

Articolo in inglese sull’influsso che ha avuto la contraccezione nella carriera delle scrittrici del novecento. Avevo fatto un sondaggio qualche settimana fa e la maggior parte di voi si era dett* d’accordo con qualche sporadico contenuto d’approfondimento in inglese.

Le madri nel fantasy, un vuoto da riempire. Moedisia è un progetto di Sephira Riva e Gloria Bernareggi, duo creativo che da diverso tempo si batte per una maggior intersezionalità nella letteratura fantastica. Tutto il sito è una miniera di informazioni e approfondimenti, e questo articolo non fa eccezione.

Da vedere

Medea, di Pier Paolo Pasolini. Sono sempre alla ricerca di risorse gratis, perché la vita è dura e non è giusto costringere le persone a spendere i loro soldi per cose che dovrebbero essere accessibili a tutt*. Pluto.tv potrebbe essere una di queste risorse, anche se per vedere roba gratis prevede la pubblicità. Ma non è così ovunque, ormai?


Le Recensioni del Mese

Non muoiono le api di Natalia Guerrieri

Il libro parla di Andrea, una bambina che vive un’infanzia tranquilla insieme ai suoi genitori e a sua nonna. Siamo in un futuro prossimo e la vita è bella, gli appartamenti comodi e Nuvola fornisce tutti i servizi che una famiglia come quella di Andrea necessita. Finché Nuvola non smette di funzionare, un fatto che stravolge gli equilibri di tutta la città. Andrea e sua nonna ora dovranno cavarsela da sole.

Ormai sono passate diverse settimane da quando ho finito questo romanzo ma è stato un libro che mi ha riappacificato con l* autor* esordienti. Capace di immergerti nel suo mondo dopo pochissime pagine, Guerrieri dipinge una società tanto felice quanto ipocrita, cosa che salterà all’occhio in modo prepotente nel momento in cui gli abitanti dovranno cominciare a cavarsela da soli. Consigliato agli appassionati di Solarpunk e agli attivisti di Ultima Generazione.

Oscuri Talenti di J.M. Miro

Charlie e Marlowe non potrebbero essere più diversi. Eppure, quando si incontrano in un appartamento nella fumosa Londra del 1882, legano subito. Ma il loro non è un incontro fortuito. Quell’appartamento di Londra è il posto dove vengono portati i Talenti, bambini dotati di strani poteri, prima di terminare il loro viaggio al Cairndale Institute, una scuola interamente dedicata a loro.

Ho finito ieri di leggere questo bel tomo (sono quasi 600 pagine) e ammetto di non capire l’hype che ci fluttuava intorno. Ma si sa che sono una vecchia ciabatta brontolona. Partiamo dalle cose che mi sono piaciute: le descrizioni. Ragazz*, le descrizioni di questo libro sono una cosa meravigliosa. Ti immergono in questo ambiente fumoso, denso di nebbia, pieno di fango e puzze orrende e tu sei felice, perché riesci a immaginarti tutto come se fossi al cinema. Mi è piaciuto molto anche il rapporto tra Charlie e Marlowe, forse l’unica relazione in cui l’autore ci ha messo un po’ di sentimento. E poi devo dire che Alice Quicke e Brynt sono personaggi veramente belli. Due donnoni potenti che non devono mai chiedere scusa, ma che si prendono cura di chi hanno intorno senza farsi un problema che sia uno.

Quella che invece non mi è piaciuta granché è la storia in sé. O forse è solo perché il romanzo è fottutamente lungo e si perde in giro in più punti. I personaggi dalla moralità grigia, per i quali si è gridato al miracolo, mi sono sembrati piatti e poco appassionanti. Forse perché ho trovato scarse le motivazioni delle loro azioni, o forse perché ero stanca e volevo solo finire il libro.

Ed è tutto per questo mese. Questa newsletter è venuta lunga quanto il Po, ma vi chiedo lo stesso di farmi sapere cosa ne pensate, rispondendo direttamente a questa mail.

Buona giornata creature.

#newsletter #recensioni

Nebula on the rocks, di Alessandro Mazelli

«Spariti! Andati! Puf!»

«Calmati Jared.»

Susan invitò il collega a sedersi ma l’uomo continuò a gesticolare da un capo all’altro dell’ufficio. La dottoressa sospirò, prese due bicchieri e li riempì di ghiaccio, l’unica cosa presente su quell’enorme pianeta.

«Spiegami cos’è successo» aggiunse poi, mentre apriva la bottiglia di whiskey piena a metà e ne versava il contenuto. I cubetti sfrigolarono al contatto con l’alcol.

«I satelliti Guardia sono scomparsi, tutti e quattro» Jared afferrò il bicchiere e tracannò il liquido in un unico sorso.

Susan storse la bocca.

«Difficile si siano guastati nello stesso momento. Hai…»

«Ho controllato tutto il controllabile!»

«Non mi interrompere, Jared.»

«Certo, scusa» L’uomo infossò la testa nelle spalle, il viso bianco come il manto gelido che avvolgeva Tau-Alba. La dottoressa gli fece cenno di proseguire. «Comunque, ecco… Tu sei il capo, qui. Puoi controllare sul tuo terminale. Magari hai più dati a disposizione.»

La donna bevve il whiskey e ruotò sulla poltroncina girevole. Non nutriva molte speranze su quella ricerca. La sua postazione serviva a gestire l’estrazione del ghiaccio da inviare alla Colonia Spaziale 37 e a coordinare le decine di stazioni sparse su Tau-Alba. Per il resto, aveva pochi applicativi in più rispetto al sottoposto.

«Non riesco ad agganciare i segnali dei Guardia. Dovremo inviare una nave a verificare, non voglio che la rotta con la Colonia sia scoperta. Ah… Però il programma mi restituisce un errore anche se cerco di connettermi alla linea di satelliti Cielo.»

«Andati anche loro?»

Susan ruotò rigida con la sedia e guardò l’uomo negli occhi. Aveva percepito un tremito nella sua voce. Paura? O erano i dieci gradi fissi nell’ufficio?

«Non credo, Jared» disse tornando a sondare il terminale. «Potrebbe essere un problema a livello di software, a questo punto. Contatta la sezione informatica.»

Il buio calò all’improvviso. La dottoressa scattò in piedi, seguita da un gridolino del collega. Si avvicinò alla finestra e scrutò il campo. In oltre trent’anni di servizio, non aveva mai visto una tempesta su quell’Antartide spesso centinaia di chilometri, ma una nube nera, alta all’orizzonte, aveva appena oscurato il sole. Indossò la tuta pesante da esterno e gli occhiali protettivi, quindi uscì.

Il vento gelido le schiaffeggiò il viso con forza mentre posava il piede sulla coltre di neve e ghiaccio. Il sibilo dell’aria era l’unico suono che giungeva alle sue orecchie: niente trivelle, niente seghe, niente carrelli magnetici, niente generatori.

«Ma non lavora più nessuno?» si chiese ad alta voce, sbuffando una nuvola di vapore irregolare.

«Non più, dottoressa!» Dall’hangar sulla destra emerse l’addetto alle comunicazioni; dietro di lui, alla porta, si accalcavano gli altri del campo.

«Calvin! Si può sapere che sta succedendo?»

«Stavo venendo a cercarla. Le… le stazioni dall’altra parte di Tau-Alba sono state spazzate via, un paio di minuti fa.»

Jared gridò di nuovo e si lanciò di corsa verso l’hangar. Susan lo seguì con lo sguardo, poi tornò all’addetto.

«Spazzate via?»

«Ero in comunicazione con la stazione theta quando…» scosse la testa. «Dobbiamo evacuare, subito! Si avvicina!»

La dottoressa seguì il dito di Calvin, che puntava verso la tempesta. L’orizzonte era nero come pece, una nube densa quanto il piombo si allungava nel cielo, con cinque propaggini filiformi, ormai quasi allo zenit sopra la base.

«Via! Lasciamo Tau!»

Sfrecciarono verso la rimessa, il gelo che si infilzava nei polmoni in schegge acuminate, il ghiaccio che scricchiolava sotto le suole chiodate. La navetta era già pronta al decollo: i piloti non avevano atteso l’ordine per decidere che fosse tempo di lasciare il freddo del pianeta per quello dello spazio. Susan diramò il segnale di evacuazione generale a tutte le stazioni di Tau-Alba – a quelle ancora integre, almeno – e si legò al sedile.

Mentre l’accelerazione la schiacciava contro l’imbottitura, pensò a tutto quello che aveva lasciato sul suo pianeta di ghiaccio. Compagni, attrezzature. La sua stessa vita, per oltre tre decadi congelata tra una stazione e l’altra di quel mondo sottozero. E persino una bottiglia di whiskey ancora piena per un terzo.

Ma, una volta fuori dall’atmosfera, non appena riuscì ad avvicinarsi alla vetrata che dava sull’esterno, convenne che no, non avrebbe mai più bevuto in vita sua.

Sembrava la scia di una cometa proveniente dallo spazio profondo, intessuta di filamenti rossastri che si intrecciavano in una nebulosa infinita. Vicino a Tau-Alba si scorgevano due piccoli pianeti, immersi nelle volute color fuoco, quasi due occhi famelici, e una spirale di gas denso che si avvitava a formare un cilindro a scala planetaria, quasi fosse… un bicchiere?

La nebulosa attorno a Tau pareva una grinfia, le propaggini erano delle dita pronte a stringersi.

Susan poggiò una mano sul vetro. Il suo pianeta era appena diventato il ghiaccio per un cocktail di dimensioni cosmiche. Sbuffò dalle narici con un sorriso amaro e sussurrò: «Un nebula on the rocks…».


Alessandro Mazelli è nato a Gorizia nel 1993, ma si è appassionato al fantasy e alla fantascienza solo all'università. Ingegnere civile di professione, è convinto che strutture e racconti siano affini: in entrambi i casi è necessario progettare e costruire.

Ha vinto per due anni consecutivi il concorso “Lo Scrigno dei Racconti” con le opere di fantascienza “Composizione Vettoriale” (pubblicata in antologia da Runa, 2021) e “Bio-Tensore di Alimentazione” (2022, l'antologia uscirà a breve!). Nel 2021, il suo racconto “Sogno di un elfo musicista” ha vinto il concorso “Sogni di Fantasy” ed è stato pubblicato nell’omonima antologia di beneficenza da PAV Edizioni (2022). Ha all'attivo altri racconti fantascientifici usciti su riviste del fantastico e, da buon ingegnere civile, ha in cantiere altri progetti fantasy e sci-fi, compreso il suo primo romanzo.

#racconto

Benvenute creature! Questo è il secondo numero della mia newsletter mensile che, come avrete notato, è ancora un progetto un po’ traballante. È così che succede quando si hanno mille idee, ma l’energia sufficiente per realizzarne a malapena un paio. E dovreste vedere le scalette dei miei racconti!

Ma bando alle ciance: il tema del mese è “Strani mondi” e quindi direi che senza indugio vi snocciolo un po’ di risorse aggiuntive (cerco sempre cose gratis e in italiano, quindi no paywall e no abbonamenti).

Ricordate che fino al 25 aprile c’é tempo di mandarmi un racconto a tema di massimo 5’000 battute. Quindi buttatevi sulle tastiere e dateci sotto.


Da ascoltare

God is an Astronaut, band strumentale che mi ha accompagnato per più di una sessione di scrittura disperata. Qui trovate il loro sito ufficiale dove è possibile ascoltare buona parte della loro produzione. Ovviamente trovate la discografia completa sui servizi di streaming.

Da leggere

Qualcuno spieghi ai nostri giornalisti che la fantascienza è andata oltre gli anni ’70, un articolo molto ricco del nostro amico Andrea Viscusi su StayNerd

Da vedere

Il pianeta degli uomini spenti, film del 1961 diretto da Antonio Margheriti, che avrebbe dovuto inserire l’industria cinematografica italiana nell’onda delle Space Opera.


Le Recensioni del Mese

Ok, passiamo alla nuova rubrica dove vi parlo di quello che ho letto. Con questa mossa mi riproietto di prepotenza nell’epoca del blog letterari, ah!

Vardø, dopo la tempesta di Kiran Millwood Hargrave

Ho letto questo romanzo grazie al gruppo di lettura di Angela Bernardoni.

Il libro è ambientato nella Norvegia del 1600, su una piccola isola di pescatori. Un’improvvisa tempesta uccide buona parte degli uomini, che erano usciti a pesca. Le donne del villaggio di Vardø si trovano quindi a dover affrontare l’inverno senza l’aiuto dei loro padri, mariti e figli. Se la cavano anche abbastanza bene, ma tutto cambia quando viene assegnato all’isola un nuovo inquisitore.

È stata una lettura molto dolorosa questa. È uno di quei libri dove già a pagina 70 capisci che andrà tutto malissimo e tu non vuoi. In particolare mi ha colpito la descrizione della condizione della donne in quell’epoca. Nel romanzo sono presenti donne di diversa estrazione sociale, eppure sono tutte accomunate da una condizione di totale dipendenza dagli uomini della loro vita. Non sanno leggere, non possiedono denaro, a volte non parlano nemmeno la stessa lingua dei mariti. Sono serve, o sono merce, ma non sono mai persone.

La trilogia de “La prima legge” di Joe Abercrombie

Ammetto di essere saltata tardi sul carrozzone del Grimdark quindi abbiate pazienza se sono tutte cose che avete già letto o sentito.

Posso farvi un riassunto della trama? No. Non saprei nemmeno da dove cominciare. Ma non importa. Sappiate che è un fantasy, pieno di personaggi scritti magistralmente, dove abbondano sbudellamenti e vendette.

Ma quanto mi sono divertita a leggere questa trilogia? Mi aspettavo una storia truce e cattiva come quelle di George R. R. Martin, mi ritrovo invece con un baraccone intriso di ironia, di personaggi assurdi e con una trama che definire traballante è poco. Eppure funziona. Funzionano i personaggi, funziona la storia, funziona che non vuoi smettere di leggere, ti diverti un mondo e non vedi l’ora del prossimo guaio.

Creature dell’assenza di Gloria Bernareggi e Sephira Riva

Ho preso questo libro durante la fiera Stranimondi che si è tenuta in ottobre dell’anno scorso. Si tratta di uno dei primi tre “Tardigradi” di Eris Edizioni. Non so se vi ho già detto quanto mi piace questo revival delle novelette.

Il libro è ambientato a Preko, subito dopo la fine della guerra che ha portato all’indipendenza della Croazia. La protagonista, Marina, torna dai nonni per elaborare i suoi lutti, sconvolgendo la routine e portando a galla vecchi traumi. La scrittura leggera ed evocativa ha reso questo racconto una gemma speciale nelle mie ultime letture. La cosa che mi colpito particolarmente sono gli elementi di realismo magico inseriti dalle autrici, che mi hanno ricordato un po’ i film di Miyazaki. Ho pianto? Sì, molto.

E con questo è tutto. Ci leggiamo in giro.

#newsletter #recensioni

Energia interiore, di Giuliano Olivotto

Stella arrivò alla centrale elettrica con un senso di eccitazione, ma anche di timore. Le scanalature frastagliate delle pareti di cemento si innalzavano sopra di lei in un intreccio di arabeschi, fino a raggiungere una struttura centrale composta da travi metalliche argentate che si perdevano nel cielo del mattino.

Era il suo turno annuale e Alex l'aveva salutata dall'interfono con una voce metallica e gracchiante il giorno prima, quando era in piena decontaminazione. Fortunato bastardo. Un anno lì dentro e poi libero. Sarebbe toccato presto anche a lei. Stella non sapeva cosa avrebbe trovato una volta superato il massiccio cancello di contenimento finale, ma si era preparata bene e conosceva a memoria il manuale operativo.

L'aria era densa di odore di olio e di metallo bruciato, e l'unico suono era il tonfo costante dei macchinari in movimento. Si chiese come mai “quelli di prima” avessero pensato a una cosa del genere, considerando che a quel tempo le religioni esistevano ancora.

Seguì i cartelli direzionali, inoltrandosi nell'impianto. Passò accanto a camere buie, alcune piene di grandi turbine che giravano scintillando e altre contenenti grandi serbatoi di vetro pieni di uno strano liquido radiante.

Raggiunse infine la sua destinazione: la sala di controllo. Questa era una grande camera triangolare piena di monitor spenti, pulsanti e leve. Al centro della stanza spiccava un grande cilindro pieno di gas luminescente. Le era stato detto che qui si trovavano “le ombre”.

I fantasmi erano la fonte di energia dell'impianto. Erano le anime di coloro che erano stati esseri umani come lei. Una volta passati a “miglior vita” la loro energia era stata risucchiata automaticamente dall’impianto e immagazzinata nelle vasche. Stella era ancora stupita: nonostante tutto, non era stato facile digerire “il segreto”. Non che avesse avuto scelta. L’avevano selezionata, le avevano svelato il miracolo dell’energia infinita... a quel punto le avevano concesso solamente se accettare il turno annuale o finire nelle vasche prima del tempo. Tutti coloro che avevano prestato servizio alla centrale per un anno potevano andarsene dal pianeta e lasciare che la loro essenza si disperdesse nel cosmo invece di alimentare le megalopoli sulla superficie.

Il compito di un operatore con un corpo era sempre stato solo quello di risiedere all'interno dell'impianto. E se i pulsanti e le leve, se premuti, non avessero funzionato? E se alcuni monitor non si fossero attivati? Questo era tutto ciò che veniva spiegato nel manuale. Un gioco da ragazzi.

Stella si avvicinò al cilindro al centro della camera e contemplò i vortici di figure eteree che si mescolavano l'una nell'altra. Sembrava esserci una consapevolezza nello sguardo dei fantasmi, un accenno a qualcosa di “vivo”.

Impossibile.

Mentre Stella rimaneva immobile, avvertì una strana sensazione nella sua mente. Era come se i fantasmi cercassero di comunicare con lei, cercando di attirarla più vicino al serbatoio. Sapeva che i fantasmi non erano altro che fonti di energia, incapaci di qualsiasi tipo di comunicazione. Si era preparata bene.

Tuttavia, la sensazione persisteva, rafforzandosi di momento in momento. I fantasmi la stavano chiamando, le loro voci riecheggiavano nella sala di controllo. Stella non riuscì più a resistere all'attrazione. Si avvicinò al serbatoio.

I fantasmi cominciarono a turbinare nei suoi pensieri, implorandola di liberarli dalla prigionia. Per un attimo si convinse che liberarli fosse l'unica opzione possibile. Invece trovò il pulsante rosso lucido sulla console accanto a lei. Era etichettato come “Contenimento di emergenza”. Era stata addestrata a premerlo se ci fosse stata una perdita nel serbatoio o in qualsiasi altro caso di pericolo imminente.

Non appena premette il pulsante, le porte della camera triangolare si chiusero e l'aria cominciò a fuoriuscire. Stella cercò di respirare, ma intorno a lei c'era solo il vuoto e il canto sommesso dei fantasmi che ora si erano acquietati. Cercò di respirare, ma era troppo tardi.

Una parte di quella che era stata Stella cadde a terra, mentre l'altra si fuse con le anime del serbatoio centrale, diventando un tutt'uno con l'energia che alimentava la centrale. Era ormai parte della macchina, una fonte di energia per le megalopoli sovrastanti.

Mentre il sistema continuava a ronzare e a vorticare intorno a lei, Stella si rese conto con sgomento della sua condizione. Era intrappolata nel serbatoio e tutto era già stato pianificato. Alex non se n'era mai andato e quello che aveva sentito nella camera di decontaminazione era solo un messaggio sintetizzato da un'IA. Ne era sicura perché la forma fumosa di Alex era insieme a lei ora. Un anno lì dentro e poi libera. Stella avrebbe aspettato il prossimo essere vivente... un anno intero, ma poi lei... loro... avrebbero convinto l'operatore a liberarli.

L'ultima cosa che udì prima che la sua coscienza si fondesse con le altre fu il ronzio costante delle macchine al di sopra di una sinfonia di pensieri.


Giuliano Olivotto è uno scrittore italiano laureato in sociologia e appassionato di fantascienza e storie strane. È sposato, ha due figli e vive in Italia. Appassionato di idee nuove per rendere la propria vita piacevole, significativa e a volte impegnativa, scrive disegna e crea contenuti digitali che condivide sui propri profili social. Nel 2021 è stato coautore di un romanzo di fantascienza positivo e di crescita personale intitolato “Operazione Farfalla”: Mostra i tuoi veri colori – Investi nel tuo futuro” e questo è diventato lo stimolo per raccogliere i suoi racconti e compilarli nell'antologia soprannaturale piena di personaggi oscuri e incubi ai confini della realtà pubblicata nel 2022 “Il Senza Morte, Il Senza Sogni e gli Altri Oscuri Compagni”.

#racconto

Benvenuti! Questa è la prima edizione della newsletter di Scartafaccio. Chi si è iscritto mi faccia sapere se si legge tutto bene.

Ho deciso di chiamarla Fantastico! perché uno: è fantastico che io scriva regolarmente qualcosa a proposito di me e due: perché il fantastico è quello che ci ha riunito su queste pagine sempre più sparpagliate.

Il tema del mese di marzo è Fantasmi.

Quindi direi di cominciare direttamente dagli spettri del passato:

Il 21 febbraio è stata la giornata internazionale della lingua madre. E sorpresa: la mia lingua madre non è l’italiano. È il tedesco. Anzi, lo svizzero tedesco, che è una variante del tedesco alemanno, praticamente un dialetto.

Infatti, pur essendo nata e cresciuta nella parte italofona della Svizzera – il Ticino – sono arrivata in prima elementare con delle conoscenze a dir poco basiche dell’italiano. E questo perché i miei genitori, papà bernese e mamma argoviese, si sono trasferiti in Ticino in età adulta e hanno pensato che farmi socializzare prima dei sei anni fosse da loser. Quindi io l’italiano l’ho imparato come fosse una lingua straniera. In maniera molto intensa, certo, ma come seconda lingua.

E perché è questo il mio personale spettro dal passato? Per la rabbia che ho provato per tanti anni nei confronti dei miei genitori. Mi hanno mandato allo sbaraglio in un mondo in cui non ero in grado di farmi capire bene, e questa rabbia è stata un fuoco di sottobosco al punto da rinnegare il tedesco per lunghi anni. Ora ci ho fatto un po’ pace, sto tornando a coltivarlo e ad abbracciare la mia identità bilingue. Ma questo aneddoto vuole anche mostrare come nasce l’amore per una lingua, l’italiano, grazie soprattutto alla letteratura.

Per quanto riguarda i fantasmi dal futuro, leggo in un articolo dell’ultimo numero di Wired di come le città dovranno essere il cavallo trainante di un progresso fatto di trasporti pubblici e automobili a guida autonoma. I toni sono meravigliosamente ottimisti, come se non sapessimo già (chi più chi meno) che stiamo entrando a passo di marcia in un’Apocalisse fatta di cambiamenti climatici e ottusità. Vi lascio un meme che dovrebbe esemplificare il mio punto di vista:

Bene, dopo questa mia sbrodolata vi lascio una piccola lista di cose che approfondiscono il discorso sul tema del mese fatto finora. E ricordatevi che avete tempo fino al 25 marzo per inviarmi un vostro racconto a tema fantasmi. Si tratta di massimo 5’000 battute e non vedo l’ora di leggervi tutti.


Da ascoltare

KULT Podcast che racconta di come ci è finito un busto di Lenin in piazza a Cavriago, a proposito di spettri che si aggirano per l’Europa

Amatissima di Toni Morrison, l’audiolibro realizzato da Radio Rai

Da leggere

Shirley Jackson & Daphne du Maurier, un approfondimento da parte di “Streghe in bibioteca”

Da vedere

La casa dei fantasmi (1958, regia di William Castle, con Vincent Price)

E con questo è tutto. Spero vi sia piaciuta questa prima edizione e se avete consigli, correzioni, integrazioni o volete fare due chiacchiere non esitate a rispondere a questa mail. Se non doveste essere iscritti alla newsletter e state leggendo queste righe direttamente sul blog, be’… iscrivetevi, no?

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